Il diritto di critica sindacale non può scadere in dileggio
La Suprema Corte, con sentenza n. 14527/2018, ha accolto il ricorso del datore di lavoro avverso la sentenza della Corte di merito che aveva ritenuto illegittimo il licenziamento di tre dipendenti (rivestenti cariche sindacali) che avevano inscenato una macabra rappresentazione del funerale dell’amministratore delegato, ledendo la sua onorabilità professionale e la sua dignità personale, affermando che la messa in scena rientrava nel diritto di critica, seppur aspro, proprio dei rappresentati sindacali.
La Suprema Corte ha cassato la sentenza, ritenendo che la critica, in questo caso, fosse illecita, essendosi tramutata in vero e proprio dileggio alla persona, travalicando il «limite della tutela della persona umana richiesto dall’articolo 2 della Costituzione, che impone, anche a fronte dell’esercizio del diritto di critica e di satira, l’adozione di forme espositive seppur incisive e ironiche, ma pur sempre misurate» e tali da evitare di «evocare pretese indegnità personali».
Cass. 14527 del 2018 (diritto di critica sindacale e dileggio)